Sei veramente contro il Libero Mercato? Perché?
Il post ha l’intento di sgombrare il campo da alcune falsità e non vuole solo “essere letto”, ma si propone soprattutto di “far pensare”.
Tutti dicono di essere contro le dittature, a domanda diretta. Se però ascolti un talk show televisivo, se sfogli un quotidiano, se vai sui social, si spara molto di più contro il Libero Mercato. Anzi, se si parla o si scrive di dittature, si dà proprio la colpa al Libero Mercato. Eppure coloro che hanno potere di vita e di morte su interi territori sono sempre esistiti nella lunga storia umana. Così come i ricchi ed i poveri. Anche il commercio non è nato in questi ultimi secoli: nell’antichità esistevano i mercanti.
Libero Mercato e Burocrazia non potranno mai andare d’accordo. Ecco perché è fuori da ogni logica criticare l’Unione Europea, la sua burocrazia e concludere che è tutta colpa del Libero Mercato di cui l’Unione Europea sarebbe schiava!
Libero Mercato è tanto meno sinonimo di assenza di leggi, come molto spesso si dice. Proprio perché “la libertà di una persona finisce dove inizia la libertà di un altro”, la legge deve proteggerci dalla violenza degli altri, non costringerci a vivere come gli altri vogliono.
Mentre chi è comunista odia ogni ricco (molto spesso preferisce parlare dispregiativamente di capitalisti e di capitalismo), chi crede nel Libero Mercato non ama indistintamente ogni ricco. Sa che dove vige un’economia di mercato essere ricchi ed essere potenti (o amici dei potenti) non sono due sinonimi, ma sa che purtroppo nei regimi dittatoriali ricchi sono in genere i tiranni ed i corrotti, così come se impera lo statalismo lo sono i beneficiati dall’apparato pubblico. Sa che se diventi ricco producendo le tue ricchezze nel mercato, crei occasioni di lavoro e reddito per i tuoi dipendenti, per i fornitori e produci beni e servizi che possono venire acquistati liberamente da chiunque ad un prezzo che la concorrenza non può che abbassare.
Chi crede nella libertà sa che non esiste una bacchetta magica per cambiare la realtà. Per combattere la miseria servono azioni concrete, ma soprattutto metodi efficaci e la ridistribuzione della ricchezza non lo è perché prende indistintamente da coloro che hanno per dare a coloro che non hanno, incurante di quanta fatica può aver compiuto una persona per avere ciò che ha. La ridistribuzione umilia gli onesti che sono usciti dalla povertà con il proprio lavoro e le proprie forze, con sudore e sacrificio.
Ricordiamo al lettore che la povertà è un concetto relativo: il costo della vita è diverso a seconda delle zone d’Italia, tra nord e sud, tra provincia e città… ed ancor più nelle varie parti del mondo.
A chi dice o scrive di volere abolire la povertà e di essere perciò contro il Libero Mercato chiediamo perché al diminuire della povertà non si può diminuire l’assistenzialismo di Stato.