Responsabilizzare il Presidente del Consiglio si può (2/3)
Questo post è il seguito del precedente Guai ai vincitori (1/3).
Dopo una premessa essenziale, troverete un’idea che renderà finalmente possibile ad una persona seria presentarsi davanti agli Italiani alle Elezioni Politiche senza essere sicura di sembrare in poco tempo un buffone.
La democrazia in Occidente non è organizzata allo stesso modo in ogni Stato. Si pensi, ad esempio, alla repubblica presidenziale statunitense, alla semipresidenziale francese e alla repubblica parlamentare tedesca, quest’ultima sicuramente differente dalla parlamentare italiana.
Ogni sistema politico ha dei pregi e dei difetti. Le difficoltà che può trovare presso un popolo, possono non apparire presso un altro soprattutto per le diverse vicende storiche che i due popoli hanno subito.
I Padri Costituenti scrissero la Costituzione in un’Italia che veniva da una dittatura ventennale e premeva loro innanzitutto non farla ritornare. Molto si è discusso – soprattutto durante Tangentopoli, ma non solo – sull’ipotesi presidenziale per le mutate condizioni della nostra democrazia.
Questo post non vuole però ragionare sul Presidenzialismo perché non apporterebbe alcunché al dibattimento, sia a chi è a favore, sia a chi è contro. E non solo per questo: dal 1948 ad oggi molte leggi costituzionali o hanno cambiato un articolo o hanno messo mano ad alcuni articoli della Costituzione. Quando ultimamente si è invece cercato di riformare decine di articoli a colpi di maggioranza, senza un’ampia condivisione, o si sono creati problemi o non si è riusciti. Sicuramente è meglio concentrarsi su pochissimi articoli o commi di articoli alla volta, mostrando il perché è fondamentale siano modificati. Usando ogni volta esempi concreti. Così da far decadere i no preconcetti.
È il caso di questo post in cui si propone una semplice modifica costituzionale – niente più che due commi – perché i due problemi senza senso descritti nel precedente post Guai ai vincitori (1/3), che il Presidente del Consiglio attualmente può trovarsi ad affrontare, semplicemente non esistano più.
Ricordiamo in breve che attualmente il Presidente della Repubblica nomina i ministri su proposta del Presidente del Consiglio (come si può leggere nell’art.92 comma secondo) e che nessun ministro può essere costretto a dimettersi, senza entrare in controversie costituzionali.
Come dare autorità al Presidente del Consiglio per competere con il Presidente della Repubblica se c’è un disaccordo sul nome di un ministro durante la formazione del governo?
Inserendo un terzo comma all’art.92 della Costituzione in modo che se nasce uno stallo tra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica sul nome di un ministro – in cui il primo propone un nome e non vuole cambiarlo, ma il secondo in nessun modo vuole nominarlo – il Presidente del Consiglio possa chiedere al Parlamento di votare per nominare il ministro al posto del Presidente della Repubblica.
Come rendere il Presidente del Consiglio dei ministri un vero “primus inter pares” rispetto ai ministri se tra il Presidente del Consiglio ed un ministro sorge un disaccordo tale da bloccare il governo?
Costituzionalmente il Presidente del Consiglio dei ministri non può revocare un ministro e la prima parte del comma 5 dell’art.94 recita
“La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera”
senza specificare se è possibile sfiduciare un singolo ministro.
Si cita, a sostegno della sfiducia individuale, il secondo comma dell’art.95 della Costituzione “I ministri sono responsabili (…) individualmente degli atti dei loro dicasteri” e perciò a metà anni ‘80 fu modificato il regolamento della camera per includere questa opportunità e …
In questo post comunque non si vuole entrare nelle controversie costituzionali.
Qui l’idea è modificare il comma 5 dell’art.94 per dare chiarezza costituzionale alla possibilità di sfiduciare un singolo ministro. Si propone anche di distinguere il numero minimo di firme che servono perché possa partire una mozione di sfiducia al governo da quello minimo perché ne parta una nei confronti di un singolo ministro.
Per i gruppi di opposizione è controproducente proporre più volte la sfiducia al governo se la prima volta non va a buon fine. In questo caso, quindi, è giusto che la Costituzione dia la possibilità di far partire una mozione di sfiducia con poche firme.
Conviene invece aumentare il numero minimo di firme per impedire che i gruppi di opposizione giochino a proporre continuamente mozioni di sfiducia a singoli ministri.
Si inizi a discutere in Italia su queste due modifiche costituzionali che mantengono centrale il Parlamento e sono tese al contempo a ridurre il teatrino della Politica.
Approvate queste due piccole modifiche, un leader autorevole troverebbe meno ostacoli a rispettare la volontà popolare, un leader autoritario non ne trarrebbe vantaggio.