Dante, Star Trek e l’Individuo
Le guerre e le dittature non sono proprie di questa o di quella civiltà, ma percorrono tutta la Storia dell’Uomo. Storie di imperi più o meno estesi, di conquista, di terrore e di brama di potere. A guardar bene, tuttavia, in mezzo a tutto ciò, nella Storia dell’Umanità si può scorgere più di un momento in cui si è potuto respirare il desiderio di sentirsi individuo tra individui tuoi pari: dalla Grecia Antica alle 13 colonie americane passando per la Magna Charta. Ma non solo, anche in periodi bui esistevano uomini liberi che non si sentivano semplici ingranaggi di una Società crudele e coercitiva in cui sta male chi vuole vivere come pare a lui (senza ledere la libertà altrui) e sta bene chi vive sugli altri. Tra coloro che hanno portato avanti la fiaccola della libertà, più che condottieri e navigatori, possiamo annoverare pensatori e scrittori.
Questo breve post nasce per accostare alcune parole scritte in due epoche storiche lontane tra loro, da due scrittori molto diversi, un sommo poeta ed uno sceneggiatore televisivo. Parole su cui meditare.
“Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza”
Versi celeberrimi dal Canto XXVI dell’Inferno di Dante Alighieri
“Spazio, ultima frontiera. Eccovi i viaggi dell’astronave Enterprise durante la sua missione quinquennale, diretta all’esportazione di strani, nuovi mondi, alla ricerca di altre forme di vita e di civiltà, fino ad arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima”
Incipit della serie Star Trek classica andata in onda tra il 1967 ed il 1969.